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sabato 3 settembre 2011
Il fantasma sulla panchina racconto
Erano almeno due anni che Annalisa vedeva quell'uomo seduto su una panchina nel giardino, davanti alla scuola, tanto che, ormai lo confondeva con tutto il resto del panorama, lui era un uomo nè giovane nè vecchio, biondo con la barba, di bell'aspetto, ma con un'aria davvero molto triste.
Certo, Annalisa era sempre di corsa, il lavoro, occuparsi del figlio e del marito, non era affatto uno scherzo, a volte le sembrava di essere diventata quasi un'automa.
All'inizio, si era piuttosto allarmata, vederlo sempre lì, davanti alla scuola di suo figlio, la inquietava, si era spesso domandata chi o cosa aspettasse, ma in fondo, se ne stava buono buono a sedere su quella panchina e non dava noia proprio a nessuno, anche quando pioveva forte, lui restava su quella panchina e non si preoccupava minimamente di ripararsi.
Proprio in un giorno di pioggia, a causa di problemi di lavoro, fu costretta a prendere il suo bimbo, con enorme ritardo, vide come al solito l'uomo seduto su quella panchina, con quell'aria quasi disperata, Annalisa provò per lui tanta di quella compassione, che si avvicinò per chiedergli se avesse bisogno di qualcosa, l'uomo rimase molto turbato, da quell'interessamento e le domandò da quanto tempo lo vedesse su quella panchina, Annalisa gli rispose : "da almeno due anni". Lui la rassicurò e le raccomandò di fare molta attenzione mentre viaggiava in auto, soprattutto quando pioveva.
Da quel giorno si salutarono cordialmente, anche quella mattina che si era fermata a parlare con l'insegnante di suo figlio, lo salutò sorridendo, la donna sorpresa, le chiese con curiosità chi stesse salutando, e Annalisa le rispose : "quell'uomo seduto sulla panchina"
quale uomo? mi scusi? Annalisa: " ma come? quell'uomo che sta seduto tutti i giorni su quella panchina, non mi dica che non lo ha mai notato? é da almeno due anni che lo vedo sempre lì".
L'insegnante imbarazzatissima, le disse che lei non riusciva a vedere nessuno seduto sulla panchina, le chiese cortesemente di descriverlo, ed Annalisa descrisse le fattezze dell'uomo.
Il volto della donna impallidì " santo cielo, sembra che lei stia descrivendo il padre di un mio alunno, morto in un incidente stradale, circa due anni fa? "
Annalisa, sorpresa e non convinta, chiese a suo figlio se lui avesse mai notato quell'uomo, il figlio le rispose:"ma no mamma, mai visto e non lo vedo neppure ora".
Passò tutta la giornata e pure il giorno dopo, in balia ad un'agitazione senza fine, e poi si recò proprio da lui, l'uomo mestamente le confessò che lui era morto, in un incidente stradale, in un giorno di pioggia e che stava sempre davanti alla scuola, per continuare e vedere suo figlio, con il quale aveva un legame molto profondo, non desiderava che contemplare l'adorato visino del suo bimbo, " sapeva bene, che nessuno avrebbe potuto vederlo, dal momento che non apparteneva più al mondo dei viventi"
Annalisa agitata ed in preda ad una crisi di nervi, quasi urlò: " ed io allora io perché la vedo benissimo?
L'uomo con dolcezza le rispose che poche persone hanno questa facoltà, e lei forse rientrava tra questi pochi elementi.....
Annalisa : "nessuno mi crederà mai, mi considereranno una pazza, lei non esiste, ma io la vedo, qualcuno sta già guardandomi con aria di compatimento"..
E l'uomo cosa le importa., le assicuro che questo è un dono immenso non lo capisce, lei è un ponte tra i due mondi, ma non convinta Annalisa replicò: " guardi che per me questa è la prima volta, io non ho visto mai nessun'altro defunto prima di lei, mi scusi se nutro qualche dubbio sulla mia sanità mentale."
Paradossale, ma in quella situazione, l'unico con cui poteva parlare di quelle cose era proprio quell'uomo o meglio quel fantasma, e cercava da lui risposte ben precise, cosa fosse la morte..., quale fosse la destinazione, ma il fantasma non ricordava quasi nulla, lui si era reso conto solo di non avere più un corpo solido, semplicemente perché non riusciva più a toccare nulla, sapeva di essere diventato invisibile, ciò lo rattristava enormemente, essere lì, ma non esistere più per gli altri.., soprattutto per suo figlio, che aveva visto soffrire in modo terribile, la sua sofferenza lo aveva trattenuto davanti a quella scuola, su quella panchina dove passava quasi tutto il suo tempo...Il suo tempo che non esisteva più.
Annalisa, dopo il lavoro, trovò il tempo per documentarsi, provava un'infinita pena per quel fantasma e desiderava aiutarlo. Scoprì su alcuni testi che le situazioni irrisolte, non permettono all'anima di andare oltre, cosa era rimasto irrisolto in questo caso? Il fatto che il figlio fosse troppo piccolo e disperato? o qualcos'altro?
Trovò gli articoli relativi all'incidente di quell'uomo: " il conducente, non era riuscito a frenare in tempo, ed aveva investito in pieno un bimbo, che stava attraversando sulle strisce pedonali, subito dopo il conducente aveva perso il controllo dell'auto e si era schiantato contro un autobus morendo sul colpo". Il Bimbo aveva l'età di suo figlio, ed era morto dopo un'agonia di due giorni.
Annalisa, il giorno dopo gli ricordò l'accaduto: " tu non hai voluto la morte di quel bimbo, non sei riuscito a frenare in tempo, il piccolo ha attraversato senza darti il tempo di vederlo" Ora non puoi più restare qui, devi andare oltre".... e dove? rispose il fantasma, io non so dove andare, è per questo motivo che sto qui davanti alla scuola di mio figlio", Annalisa continuò:" e anche davanti alla scuola di quel bimbo che sicuramente ti avrà già perdonato, ora non ti rimane che perdonare te stesso"...
Il giorno dopo su quella panchina vi erano solo " tre rose rosse ".
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