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venerdì 21 ottobre 2022

Indagini retroattive Il sicario perfetto

 



L'oscurità avvolgeva il cimitero, Orlando iniziava a sentire freddo,   

in piedi davanti ad una tomba, disse :  mamma, ora ti devo lasciare,  

spero davvero che tu viva in un posto migliore, ma sai quanto io sia

un miscredente, per cui per favore, se puoi, fatti sentire.

Si avviò verso l'uscita del cimitero, ormai quasi deserto.



Orlando, rientrò in quell'appartamento che gli sembrava troppo

 vuoto,  da quando la sua adorata mamma lo aveva lasciato dopo 

 una breve e fatale malattia,  era trascorso soltanto un anno,

 la ferita sanguinava terribilmente,  aveva solo lei,  suo

padre era scomparso venti anni prima,  allora, era un bimbo di 

dieci anni, e  lui un uomo di trentanove.  Come accade spesso, in  

questi casi, le malelingue non tardarono a ricamare teorie impossibili,  

su una sua fuga con un' altra donna,  in realtà suo padre amava molto  

la sua mamma  e non  ci aveva mai creduto,  nonostante le ricerche 

della polizia, e di un investigatore privato che li aveva letteralmente

dissanguati, di suo padre non ebbero più notizie, sembrava sparito 

dalla faccia della terra.


Orlando, si preparò una umile cena,  e poi  cercò  di concludere il 

suo lavoro,  (designer indipendente),  che avrebbe dovuto presentare

il pomeriggio del giorno dopo.


Non riusciva a dormire,  il dolore della perdita,  e il mistero su suo

padre, erano sempre presenti nella sua mente,  Orlando nonostante i

suoi trenta anni, non si era mai sentito giovane e spensierato,  forse 

proprio per questo, le sue fidanzate si stancavano dei suoi silenzi e 

lo lasciavano dopo qualche mese,  tuttavia  non era triste per questo,

stava benissimo anche da solo, anzi meglio, o forse non aveva mai 

incontrato la ragazza giusta.

Assorto nei suoi pensieri e nei suoi ricordi,  ripensò a suo padre,

un uomo amorevole, che trovava sempre il tempo per giocare 

con lui ,  e non infieriva quando ne combinava una grossa,  cercava

sempre di fargli comprendere bonariamente l'errore commesso.

Amava immensamente suo padre e altrettanto la sua mamma,  come

avrebbe potuto non amarli, per lui  erano i genitori più meravigliosi

del mondo,  oltre che belli.

Suo padre era anche un ottimo lavoratore,  un ingegnere, che lavorava

indipendentemente per varie aziende.  

Orlando aveva sempre pensato che la sua sparizione, fosse legata in 

qualche modo, al suo lavoro, i suoi progetti erano molto apprezzati,

per la dinamicità, la serietà, e la ricerca della assoluta sicurezza.


Dopo una notte, quasi insonne, Orlando si fece una doccia, poi 

fece colazione, nonostante la stanchezza, riuscì agevolmente a 

portare a termine il suo progetto, che presentò con successo nel 

 pomeriggio.

Non aveva problemi finanziari, suo padre, nonostante la giovane età,

aveva lavorato molto e accumulato un buon patrimonio, che insieme 

alla eredità lasciatagli dai suoi genitori, aveva permesso  a sua

mamma ed a lui, di vivere agiatamente, tuttavia Orlando, amava il

suo lavoro, che gli permetteva di esprimere la sua formidabile

creatività, dote, ereditata dal suo adorato babbo. 


Orlando, aveva due buoni amici, più o meno della sua età, con i

quali usciva qualche volta,  loro erano regolarmente fidanzati,

e spesso cercavano di portare  qualche amica delle loro compagne,

per aiutarlo a socializzare con il gentil sesso,  tuttavia queste

restavano colpite dal fascino dell'uomo, Orlando aveva ereditato

anche la bellezza dei genitori, purtroppo la sua grande riservatezza

e serietà, non era apprezzata, pensavano che fosse strano,  magari

un poco invertito,  lui in effetti,  non ci provava subito, preferiva farsi

conoscere e conoscere bene queste giovani, e andava a finire con un 

nulla di fatto. In realtà non aveva mai incontrato qualcuna, che gli

facesse battere veramente il cuore e non voleva illudere nessuno,

di contro, restava comunque per loro un caro amico,  al quale 

rivolgersi per un aiuto reciproco in caso di necessità.


Un giorno, in cui era particolarmente triste, ricevette una lettera

dal vecchio investigatore dissanguatore, all'inizio pensò di 

cestinarla, era trascorso qualche anno, dal loro ultimo 

infruttuoso contatto,  comunque la curiosità superò il suo 

disappunto, e la lesse.  In pratica in quella lettera quest'uomo

ormai malato in fase terminale,  gli chiedeva di perdonarlo,

e lo informava che non aveva svelato alla sua povera mamma

ed a lui, alcune informazioni,  qualcuno lo aveva minacciato

di morte, nel caso che avesse spifferato certe notizie, lo 

avevano costretto a continuare furbescamente per portarli

fuori strada, e lo aveva fatto, con quella lettera gli rivelava

il nome della persona che lo aveva costretto a tacere,

purtroppo questo spregevole essere era morto pochi anni

prima e lui voleva pareggiare i  conti con la sua coscienza,

suo babbo era stato ucciso, dopo una ricognizione  ed un 

controllo per una ristrutturazione di un grosso fabbricato,

si  era infatti accorto della bassa qualità della progettazione

e dei materiali utilizzati, dal momento che ciò rendeva 

particolarmente rischiosa la ristrutturazione stessa, 

doveva scrivere nero su bianco, il responsabile, aveva tentato

di corromperlo, ma non c'era stato nulla da fare, per cui

questo essere schifoso, pagò profumatamente  un sicario,

in modo che  provvedesse alla sua scomparsa.

Il sicario è  ancora vivo e vegeto, è un arzillo vecchietto

benestante il suo nome è XXXXXXXXXX  e vive in 

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXX,  spero che lui possa 

confessare dove ha fatto scomparire suo padre.

Nel finale chiedeva perdono per la sua viltà e allegava

un atto notarile di donazione di un appartamento

in zona centrale della sua città,  in modo di restituire 

tutto ciò che aveva incassato indegnamente.

Era molto dispiaciuto per la morte della sua mamma,

e gli diceva addio.


Orlando era veramente  stravolto,  suo padre era stato

ucciso, per la vigliaccheria di uno che non voleva

far sapere, quanto fosse carogna, in più il suo 

investigatore che aveva scoperto il gioco losco, aveva

taciuto per paura di fare la stessa fine,  ed ora 

gli regalava un appartamento,  che sicuramente 

valeva il doppio del corrispettivo dato.

Decise di andare subito dal sicario,  sperava con 

tutto il cuore  di avere le giuste informazioni.


Fu ricevuto subito da quello spregevole individuo,

ma si meravigliò, davanti aveva un anziano curato

e dai modi gentili  che  gli chiese il motivo della sua

visita,  lui gli dette la lettera dell'investigatore, l'uomo

la lesse, impallidì,  e gli disse : il passato torna sempre,

nonostante io sia un altro uomo,  quell'essere

spregevole che fui, mi tormenterà fino alla fine,

cosa ha intenzione di fare ora, vuole denunciarmi?

Comunque suo padre non lo uccisi,  lo condussi 

su una isola deserta,  minacciandolo che se fosse

in qualche modo ritornato, a pagarla, sarebbe

stata sua moglie e suo figlio,  non so se lui sia

rimasto lì, come non so  se sia ancora vivo,

io le darò la mappa e le dirò dove lo potrebbe

trovare.

Orlando rimase di sale,: mio padre potrebbe

ancora essere vivo?

L'anziano rispose :  potrebbe, ma consideri 

che sono passati venti anni, anzi  spero che sia

ancora vivo, la prego, nel caso me lo faccia sapere

nonostante io gli abbia salvato la pelle,

so che l'ho obbligato ad una vita durissima,

non ha idea di quanto mi sia pentito, per

tutto ciò che ho commesso in quel tempo,

non è stato l'unico comunque, uccidere non

faceva per me, quindi li facevo sparire, alcuni,

quelli senza una famiglia, li aiutavo a rifarsi 

una vita altrove.  Non sono   mai riuscito

ad uccidere nessuno, tantomeno suo padre

che mi era anche molto simpatico.

Mi perdoni, l'ho privata di un amore troppo

importante,  quando sono nati i miei figli

ho cessato quella sordida attività,

purtroppo certi miei colleghi,  non sono

mai andati tanto per il sottile e persone

alle quali avrei potuto salvare la vita,

sono state uccise.


Orlando disse: lei, in fondo era un buon diavolo,  

prese la mappa e studiò la posizione dell'isola,  

noleggiò  una imbarcazione assoldò alcuni 

uomini e  partì alla ricerca di suo padre.


Arrivare sull'isola non fu difficile, navigarono

per due giorni,  l'isola era deserta, piccola

ma anche con alberi e verde.

Insieme agli uomini che aveva assunto,

perlustrò l'isola,  in un angolo nascosto

dietro alcuni alberi,  vi era una costruzione

di fortuna, molto carina, con il batticuore

si avvicinò e bussò, nessuno rispose,  aprì

ed osservò  un ambiente con tutte le comodità

possibili,  persino una specie di lavandino con 

l'acqua corrente, un bagno di fortuna con doccia

suo padre era e restava un ingegnere,  ed 

aveva progettato quella piccola casetta, con 

i materiali che aveva a disposizione. 

Però lui non era lì,  dove avrebbe potuto essere?

Con gli uomini, continuò a perlustrare l'isola

gli venne un colpo al cuore,  quando lo vide

mentre stava pescando in un piccolo torrente,

gli corse incontro,  urlandogli sono tuo figlio

Orlando,  ormai non sei più in pericolo, 

quell'essere spregevole è morto,  l'uomo

curatissimo e non molto invecchiato,  

lo guardò  inebetito,  e ripetè :  Orlando ?

come hai fatto a trovarmi?  Dov'è tua madre?

Orlando lo abbracciò forte e lo informò 

sulla morte della mamma.

Il padre gli disse che no,  non era morta, 

lui l'aveva vista apparire spesso vicino a lui,

l'aveva persino toccata,  nell'ultimo anno

gli era stata vicino quasi ogni giorno,

Orlando rimase interdetto, ma quella certezza

di suo padre, lo consolava molto. 

Desiderava riportarlo a casa, ma

il padre non voleva,  stava bene

su quell'isola,  era diventata per lui, un

piccolo paradiso, non voleva tornare indietro,

in quel mondo folle,  amava quel luogo, la

natura, il clima, tutto.

Orlando non  si aspettava  una risposta 

del genere,  gli chiese : non pensi a me?

Il babbo rispose: tu  puoi venire qui

quando vuoi, quando puoi  anche con i tuoi amici,

potete venire qui a passare le ferie, trattenervi

il tempo che desiderate, possiamo costruire

altre piccole abitazioni,  ormai per il mondo

sono morto,  non voglio più tornare in vita,

e poi voglio morire qui, figlio caro, so che

non puoi capire, ma qui ho trovato me, il mio

vero me, e ciò mi consente anche di stare 

ancora con la mia adorata moglie, 

non sono mai stato solo,  l'inizio è stato

durissimo, ma poi quando ho scoperto

il mio vero essere,  non sono mai più

stato solo, non mi sono mai sentito solo

o abbandonato.

Ti prego non costringermi a tornare.

Orlando, con tristezza,  gli disse 

come vuoi, babbo caro,  ma tornerò 

presto  te lo prometto  e ti porterò tante cose

dimmi cosa ti piacerebbe?  

Il padre :  portami le fotografie tue e di

mamma,  magari qualche vestito, vedi

tu, cose semplici.....


Orlando, tornò spesso da suo padre

e gli portò una montagna di cose semplici,

rimase per giorni a vivere con lui, e si rese 

conto che quella vita semplice era meravigliosa,

l'isola era piccola e bellissima.

Informò di tutto l'anziano ex sicario,

che fu contento di sapere che l'uomo

che avrebbe dovuto uccidere,

fosse ancora vivo, felice su quella isola,

forse  lui,  allora,  era stato solo uno

strumento del destino?

Non aveva mai ucciso nessuno,  non

era mai stato un vero sicario,  traghettava

le persone altrove,  certo,  il denaro  che

riscuoteva,  lo impiegava anche per 

progettare la scomparsa di quelle 

persone,  secondo la loro situazione

familiare,  a molti aveva fornito una nuova

identità,  per permettere una vita sociale

normale,  forse il ragazzo aveva ragione

era stato un buon diavolo,  che non aveva

permesso a loschi individui di sopprimere

la vita di altre persone.

Quante ne aveva salvate in fondo ?

Davvero tante,  dal momento che godeva

della fama di un sicario perfetto, il corpo

delle sue vittime, non veniva mai ritrovato,

erano tutti convinti che fosse un killer

spietato e troppo abile.

Aveva profondamente odiato, quelli che

lo assoldavano,  ma accettava volentieri

il loro denaro, che in parte impiegava

per salvare la vita alle vittime.

Allora,  agiva istintivamente,  perché

non sopportava la vista del sangue,

della sofferenza fisica, anche se si 

nascondeva dietro una scorza dura.

Aveva fatto male a cessare quella attività?

Quante persone avrebbe potuto salvare 

ancora? 

domenica 15 gennaio 2012

L'incubo


Il viaggio in auto dalla Svizzera, era stato estenuante, nonostante Roberto e Carlo si fossero avvicendati alla guida, quel tratto di strada era troppo stretto, troppo buio, troppo solitario, insomma troppo.


Ma ancora qualcosa di troppo accadde, alle 22,30, l'auto si fermò di colpo e non ne volle sapere di ripartire, il cellulare di entrambi era almeno per il momento, fuori campo.


Roberto e Carlo si guardarono stanchi, e scoppiarono in una sonora risata, Carlo replicò : "meno male che ti ho convinto a venire con me, altrimenti ora sarei qui solo solo" dal canto suo Roberto molto scocciato :"In effetti non avevo per nulla voglia di fare sto' viaggio, bella roba."


Piuttosto e lo dissero entrambi " Mo' che facciamo?"
Dormire in auto, era impossibile, quella notte poi la temperatura era sotto lo zero, decisero di perlustrare la zona e di trovare qualche casa abitata, e qualche anima buona che li potesse aiutare.


Camminarono a lungo la strada e poi si avventurarono all'interno dei campi, non vi era neppure una piccola casupola, auto non ne passavano, accidenti alle scorciatoie, i due ragazzi erano talmente scoraggiati...e chi non lo sarebbe stato al posto loro.


Rientrarono in auto, almeno sarebbero stati più riparati che all'esterno....ma anche lì battevano i denti....


Erano passate quasi due ore ed erano letteralmente congelati, ma ben svegli, videro due fari in lontananza...uscirono dall'auto e iniziarono a fare segnali...la vettura lunga e scura, si fermò, a debita distanza e un uomo chiese in un pessimo italiano cosa fosse loro accaduto, Carlo spiegò che erano rimasti a piedi ed il cellulare lì non funzionava.....e se poteva dar loro un passaggio fino al paese più vicino...


L'uomo li squadrò e poi disse loro di salire....egli non era molto loquace, i ragazzi erano molto imbarazzati, anche se contenti di essere al caldo in quell'auto molto spaziosa.


Dopo una ventina di chilometri, l'uomo disse loro: "Quella che vedete è la mia villa, se volete approfittare della mia ospitalità, per questa notte, siete i benvenuti"  Carlo e Roberto, accettarono con piacere, e lo ringraziarono della sua gentilezza...


La villa in realtà, sembrava un castello antico, un vero e proprio museo, con armature, quadri antichi, custodito da un anziano maggiordomo, al quale quel signore alto e atletico chiese di far accomodare quei due giovani viandanti...li chiamò proprio viandanti.


Furono accompagnati in una camera antica e  bellissima, lì, vi era un camino, dove il fuoco scoppiettava allegramente....
I due ragazzi, contenti ma stanchissimi si gettarono di peso sul letto, Carlo esclamo:" Visto che bella avventura che stiamo vivendo?, non mi dire che ora non sei felice di essere partito con me" Roberto, che tra i due era quello che vedeva il bicchiere mezzo vuoto, rispose: "Quando saremo arrivati a destinazione ti farò sapere, questo posto non mi piace per niente, e il nostro salvatore ancora meno".


Finalmente riuscirono ad addormentarsi....
Si risvegliarono credendo di vivere un vero e proprio incubo, erano nudi, legati e distesi su due tavoli di legno, mentre una strana litania rimbombava tra le pareti di una strana caverna...gente vestita di nero con una maschera orrenda, era intorno a loro, e accanto un uomo alto anch'esso mascherato, che aveva un calice in una mano e un coltello nell'altra. 
In pessimo italiano disse loro: "state tranquilli, continuate a dormire, preleverò solo un poco del vostro sangue e non vi sarà fatto alcun male"


La mattina si risvegliarono in quello stesso letto, integri, sconvolti si raccontarono lo stesso sogno, cercarono sul loro corpo ferite, qualcosa che potesse dimostrare che l'incubo era stato una realtà, ma non ne trovarono....


Poi, furono accolti dal maggiordomo che li condusse in una sala da pranzo, dove vi era un  tavolo imbandito con ogni ben di Dio. Giunse anche il padrone di casa, che chiese loro se avessero riposato bene, i giovani raccontarono che purtroppo entrambi avevano avuto un brutto incubo, e per giunta lo stesso e aggiunsero tutti i particolari, l'uomo sorridendo disse:"In fondo vivendo una stessa avventura, è facile sognare lo stesso incubo, a proposito ho provveduto a chiamare un meccanico, tra circa un'ora la vostra auto, sarà pronta, la porteranno direttamente qua alla villa, ora vi devo proprio salutare, ho degli impegni urgenti di lavoro e dovrò essere al massimo tra un'ora su un aereo, piacere di avervi conosciuti e fate buon viaggio"


E così fu...
Anche se nella loro mente quell'incubo rimase vivido e reale, è doveroso aggiungere, che nonostante tutte le loro successive ricerche, non riuscirono mai più a ritrovare quella splendida villa, immersa in un parco incantevole....
Nè seppero mai chi fosse quell'uomo, che in fondo non si era mai presentato,
l'unica certezza fu che erano riusciti a ritornare a casa sani e salvi, questo poteva anche bastare? o no?

sabato 23 ottobre 2010

Il sogno di Deborah





I giorni per Deborah,  erano ormai diventati lenti e dolorosi,  stava solo aspettando la funesta notizia, del ritrovamento del piccolo peschereccio di suo marito.


Ricordava bene l'ultima mattina in cui lo aveva veduto, calmo tranquillo, dopo averla  baciata e le aveva detto, ci vediamo stasera a cena.


Nessuna tempesta, nulla di nulla, la sera però suo marito non era ritornato, e nemmeno i suoi due colleghi, il peschereccio era sparito e nessuno sapeva dare notizie sulla sua scomparsa.


Dopo che lei e le altre famiglie  avevano comunicato la scomparsa  alla capitaneria di porto,  si erano subito allertate, le ricerche degli elicotteri,  di altri pescherecci e della protezione civile,  sul  mare aperto dove generalmente suo marito ed i suoi compagni andavano a pescare.  Nessun risultato.


Deborah, era sposata solo da tre anni con Michele,  ed era  sola ad affrontare qualcosa che le sembrava davvero la fine del suo mondo. Non erano ricchi  e la loro casetta, era stata comprata con immensi sacrifici, ed ancora era della Banca che aveva erogato il mutuo. Non aveva idea, visto che non aveva mai lavorato in vita sua, come avrebbe potuto pagare, i soldi di cui disponeva, sarebbero bastati solo per una rata di mutuo e poi...?


Nonostante il grande dolore, Deborah,  in quei giorni decise di cercare un lavoro, e siccome sapeva cucinare molto bene, si propose all'ufficio di collocamento, come aiuto cuoca.


Fu fortunata,  perchè dopo una ventina di giorni, fu chiamata e iniziò il suo lavoro presso un grande ristorante nemmeno troppo lontano da casa sua. Certo gli orari erano massacranti, ma la aiutavano a non pensare troppo, inoltre l'avevano subito apprezzata per la sua bravura e le avevano confermato il suo lavoro molto prima della scadenza dei quarantacinque giorni di prova.


Ma mentre durante il giorno, la vita era sopportabile, la sera, quando ritornava a casa si sentiva a pezzi, e la notte non riusciva a dormire, e quando vi riusciva, sognava sempre suo marito che le chiedeva aiuto...aiuto..
ma lei non sapeva come aiutarlo, non riusciva a capire dove si trovasse esattamente.


Ma una notte più agitata delle altre, il sogno si fece più nitido,  vide un mare circondato dalla luce di un tramonto,  e Michele era ferito, cercava di parlarle, di farle capire che doveva cercare in una grotta a venti chilometri dalle coste della loro isola.


La domenica mattina, chiamò un caro amico di Michele, " Gianni"  e gli raccontò il suo sogno, gli chiese di aiutarla, e  verificare le grotte esistenti in quelle coste. L'amico per quanto scettico,  la mattina l'attese nel piccolo porto,  e partirono insieme con il  suo piccolo peschereccio. Gianni, grazie al suo binocolo,  cercava di verificare quali coste battere,  si avvicinarono a  tre grotte, ovviamente senza alcun risultato.  Ma  nella quinta grotta,  dopo la bellezza di sei ore,  intravidero  un uomo che stava agitando le braccia...., pieni di speranza,  gettarono il gommone  e.... trovarono tutti e tre gli uomini scomparsi,  emaciati, disidratati, e ormai allo stremo delle forze, purtroppo Michele ed un altro erano anche feriti  gravemente agli arti. Gianni chiamò immediatamente i soccorsi che arrivarono velocemente.


Ma cosa era veramente accaduto? una cosa davvero banalissima, lo scontro del peschereccio, con un grosso scoglio  li aveva fatti colare a picco, talmente velocemente, da non avere il tempo di utilizzare il gommone di salvataggio,  erano  riusciti  a raggiungere a nuoto la grotta più vicina,  nel  tentativo di risalire la grotta,  due di loro si erano feriti gravemente agli arti,  ma poi come erano riusciti a sopravvivere in quelle lunghe settimane?  l'unico di loro che era rimasto illeso, era riuscito a pescare con le mani e con mezzi di fortuna, sostentando gli altri che gli dovevano la vita.
I soccorsi, che avevano lungamente verificato il mare aperto e le coste, non si erano però soffermati sulle grotte.


Meno male che la storia questa volta finisce bene,  tutti e tre i marinai furono tratti in salvo......, grazie al sogno di Deborah, non c'è alcun dubbio, che  quel sogno telepatico? abbia salvato loro la vita, perchè ormai era questione di uno o due giorni e poi sarebbero veramente morti.


La domanda resta dunque aperta, i sogni possono  comunicare telepaticamente un messaggio,  beh!  sappiate che questa non è l'unica storia che lo dimostra, ve lo assicuro.

sabato 25 aprile 2009

Incredibile avventura nel deserto.



Era da molto tempo che i miei amici Stefano e Guido , volevano fare un viaggio nel deserto del Sahara, esattamente a Tamanrasset, dove ad est si trova l’oasi di Djanet, a dire il vero avevano invitato anche me, ma in quel periodo ero troppo impegnata sia sul lavoro che a casa, e rifiutai con rammarico, ma anche con sollievo, questo viaggio mi dava un senso di inquietitudine.

Raccomandai ai miei amici di essere prudenti, e di programmare il viaggio con un gruppo di altre persone, oppure con una guida sicura, ma sapevo bene che non mi avrebbero ascoltata.

Li salutai affettuosamente la sera prima della partenza, sapevo che sarebbero dovuti essere di ritorno entro 2 settimane.

Ma dopo 3 settimane , non erano ancora tornati, e non avevo avuto da loro alcuna notizia, iniziai a preoccuparmi davvero, dato che sapevo che il loro ritorno era già programmato, ma non sapevo come contattarli, altrettanto stava accadendo alle loro famiglie., che si erano già rivolte alle autorità competenti. Mi telefonarono dopo un mese, la mia gioia fu immensa, avevo pensato davvero al peggio, chiesi loro cosa diavolo fosse successo, mi spiegarono che era una storia troppo lunga, e che ci saremmo visti l'indomani.

Finalmente arrivò il giorno dell’incontro, quando li vidi rimasi di sasso, erano abbronzati da far paura, ma anche molto dimagriti, anche parlare costava loro molto fatica.

Ciò che era accaduto me lo spiegarono solo dopo qualche giorno, al contrario di ciò che avevo pensato io, Stefano e Guido, avevano ingaggiato una guida molto esperta, quel giorno la loro emozione era alle stelle, stavano viaggiando con i dromedari per arrivare alla Oasi di Djanet, quando si accorsero che la loro guida stava malissimo, grazie al cielo sapevano come guidare e fermare gli animali, aiutarono la loro guida a scendere , ma subito capirono che non si trattava di un malessere passeggero, il pover’uomo si teneva il braccio, e poco dopo perse i sensi. I miei amici non sapevano cosa fare , non c’erano zone d’ombra il sole era cocente e se non trovavano il modo di soccorrere al più presto quel poveretto sarebbe sicuramente morto, l’unica opzione era quella caricarlo sulle spalle , e cercare di proseguire il viaggio a piedi insieme ai dromedari per arrivare all’oasi.

Sapevano all’incirca dove andare, avevano sufficienti scorte di acqua e di viveri, ma la fatica era tanta, 40 km a piedi , sotto sforzo, non erano uno scherzo, ci volevano almeno 12 ore.

Dopo circa tre ore, erano già distrutti, il sole era ancora alto, dovevano bere in continuazione, purtroppo la guida non aveva ancora ripreso i sensi, ed i miei amici non sapevano come aiutarlo.
Dopo altre 2 ore, videro in lontananza delle carovane che stavano attraversando il deserto, Stefano senza pensarci due volte, corse verso di loro gridando ….e attirò la loro attenzione, due uomini vestiti di blu corsero in loro soccorso, non ci vollero tante parole, essi capirono subito che l’uomo che Guido aveva sulle spalle, stava molto male.

Li portarono alle carovane che nel frattempo si erano fermate, e chiamarono concitatamente un uomo che doveva essere il loro dottore, che roba, non capivano una parola di quello che dicevano, i miei amici sapevano però che quelle persone erano i tuareg, dal blu dei loro vestiti.
I due uomini li incitarono a seguirli, e non potevano fare altro, la loro guida era stata caricata su una carovana.
Capivano solo che il nuovo percorso era opposto all’oasi, dove diavolo stavano andando?

Quando iniziò ad imbrunire si fermarono, e sorpresa.. la loro guida stava molto meglio, aveva ripreso i sensi, grazie al dottore Tuareg?, Stefano e Guido gli chiesero ed ora cosa facciamo?
Nulla, rispose la guida, io non posso accompagnarvi, quindi dobbiamo seguire i Tuareg, appena starò meglio, vedremo .. scusatemi, capisco che per voi e’ un problema, ma non posso davvero guidarvi in questo stato, ed i tuareg, non cambiano i loro percorsi per i turisti.

Ed ecco la spiegazione del loro ritardo ..Guido e Stefano avevano vissuto un'avventura incredibile, non capita certo a tutti di vivere per molti giorni con i Tuareg, e passata la paura , l’ anno dopo ripartirono per andare finalmente alla oasi di Djanet.
Contenti loro.!!