venerdì 2 ottobre 2009

Non uccidere mai



Finalmente l’alba era arrivata, la solitudine della notte l’aveva devastato, gli incubi lo avevano tormentato durante il sonno.

Ricordò ciò che era accaduto “ la sentenza” , e lui per la prima volta, in vita sua aveva dovuto uccidere, dunque questo significava la sua appartenenza, ad un clan di mostri ? che credevano di essere i padroni del mondo.

Ma il suo cuore si ribellava, in realtà non aveva ucciso altri che se stesso, per la prima volta vedeva realmente ciò che era diventato, “ un essere spregevole”.

Decise di fuggire lontano, in fretta, se l’avessero scoperto avrebbero fatto a lui, ciò che lui aveva fatto a quelle due povere persone, buttò poche cose in valigia, prese un po’ di quello sporco denaro che aveva guadagnato e partì per un luogo sconosciuto a lui stesso.

Vent’anni dopo.

Era un uomo sposato, che amava la sua famiglia, un tranquillo lavoratore, ma non aveva mai dimenticato, quanto bene avrebbe dovuto fare per spegnere il suo rimorso? Non lo sapeva, ma aveva paura, sapeva che i conti si aprono e si chiudono.

Arrivò il giorno che un poliziotto bussò alla sua porta, e con grande tristezza lo informò che suo figlio era morto per difendere un amico, da un gruppo di drogati. La sofferenza cadde su di lui come una valanga, ma non una lacrima uscì dai suoi occhi.. suo figlio, proprio suo figlio aveva chiuso i conti. Il bene più grande della sua vita. Rimpianse di non avere avuto il coraggio di costituirsi, di non aver pagato per il suo delitto, già non l’aveva fatto, era fuggito, credendo di ingannare il destino, di poter ricominciare nuovamente come se nulla fosse, niente di più sbagliato il suo destino era sempre stato con lui e gli aveva dato scacco matto nel modo peggiore.

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