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sabato 25 aprile 2009
Incredibile avventura nel deserto.
Era da molto tempo che i miei amici Stefano e Guido , volevano fare un viaggio nel deserto del Sahara, esattamente a Tamanrasset, dove ad est si trova l’oasi di Djanet, a dire il vero avevano invitato anche me, ma in quel periodo ero troppo impegnata sia sul lavoro che a casa, e rifiutai con rammarico, ma anche con sollievo, questo viaggio mi dava un senso di inquietitudine.
Raccomandai ai miei amici di essere prudenti, e di programmare il viaggio con un gruppo di altre persone, oppure con una guida sicura, ma sapevo bene che non mi avrebbero ascoltata.
Li salutai affettuosamente la sera prima della partenza, sapevo che sarebbero dovuti essere di ritorno entro 2 settimane.
Ma dopo 3 settimane , non erano ancora tornati, e non avevo avuto da loro alcuna notizia, iniziai a preoccuparmi davvero, dato che sapevo che il loro ritorno era già programmato, ma non sapevo come contattarli, altrettanto stava accadendo alle loro famiglie., che si erano già rivolte alle autorità competenti. Mi telefonarono dopo un mese, la mia gioia fu immensa, avevo pensato davvero al peggio, chiesi loro cosa diavolo fosse successo, mi spiegarono che era una storia troppo lunga, e che ci saremmo visti l'indomani.
Finalmente arrivò il giorno dell’incontro, quando li vidi rimasi di sasso, erano abbronzati da far paura, ma anche molto dimagriti, anche parlare costava loro molto fatica.
Ciò che era accaduto me lo spiegarono solo dopo qualche giorno, al contrario di ciò che avevo pensato io, Stefano e Guido, avevano ingaggiato una guida molto esperta, quel giorno la loro emozione era alle stelle, stavano viaggiando con i dromedari per arrivare alla Oasi di Djanet, quando si accorsero che la loro guida stava malissimo, grazie al cielo sapevano come guidare e fermare gli animali, aiutarono la loro guida a scendere , ma subito capirono che non si trattava di un malessere passeggero, il pover’uomo si teneva il braccio, e poco dopo perse i sensi. I miei amici non sapevano cosa fare , non c’erano zone d’ombra il sole era cocente e se non trovavano il modo di soccorrere al più presto quel poveretto sarebbe sicuramente morto, l’unica opzione era quella caricarlo sulle spalle , e cercare di proseguire il viaggio a piedi insieme ai dromedari per arrivare all’oasi.
Sapevano all’incirca dove andare, avevano sufficienti scorte di acqua e di viveri, ma la fatica era tanta, 40 km a piedi , sotto sforzo, non erano uno scherzo, ci volevano almeno 12 ore.
Dopo circa tre ore, erano già distrutti, il sole era ancora alto, dovevano bere in continuazione, purtroppo la guida non aveva ancora ripreso i sensi, ed i miei amici non sapevano come aiutarlo.
Dopo altre 2 ore, videro in lontananza delle carovane che stavano attraversando il deserto, Stefano senza pensarci due volte, corse verso di loro gridando ….e attirò la loro attenzione, due uomini vestiti di blu corsero in loro soccorso, non ci vollero tante parole, essi capirono subito che l’uomo che Guido aveva sulle spalle, stava molto male.
Li portarono alle carovane che nel frattempo si erano fermate, e chiamarono concitatamente un uomo che doveva essere il loro dottore, che roba, non capivano una parola di quello che dicevano, i miei amici sapevano però che quelle persone erano i tuareg, dal blu dei loro vestiti.
I due uomini li incitarono a seguirli, e non potevano fare altro, la loro guida era stata caricata su una carovana.
Capivano solo che il nuovo percorso era opposto all’oasi, dove diavolo stavano andando?
Quando iniziò ad imbrunire si fermarono, e sorpresa.. la loro guida stava molto meglio, aveva ripreso i sensi, grazie al dottore Tuareg?, Stefano e Guido gli chiesero ed ora cosa facciamo?
Nulla, rispose la guida, io non posso accompagnarvi, quindi dobbiamo seguire i Tuareg, appena starò meglio, vedremo .. scusatemi, capisco che per voi e’ un problema, ma non posso davvero guidarvi in questo stato, ed i tuareg, non cambiano i loro percorsi per i turisti.
Ed ecco la spiegazione del loro ritardo ..Guido e Stefano avevano vissuto un'avventura incredibile, non capita certo a tutti di vivere per molti giorni con i Tuareg, e passata la paura , l’ anno dopo ripartirono per andare finalmente alla oasi di Djanet.
Contenti loro.!!
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